Lettera al padre, romanzo di Franz Kafka, è l’accorato appello di un figlio tormentato che cerca comprensione.
È il 1919 quando lo scrittore praghese Franz Kafka scrive la lunga lettera indirizzata a suo padre che però vedrà le stampe solo nel 1952, dopo la sua morte. Kafka ha 36 anni, ha già alle spalle la pubblicazione di alcuni noti racconti, ma la sua vita privata è segnata da sofferenze fisiche e fallimenti sentimentali.
I lunghi fogli riempiti con parole di amarezza e di pesanti accuse portano alla luce un legame difficile con la figura paterna. Il figlio richiama alla memoria episodi dell’infanzia che lo hanno profondamente turbato:
Dei primi anni ricordo bene solo un episodio. Forse anche tu lo ricordi. Una notte piagnucolavo incessantemente per avere dell’acqua, certo non a causa della sete, ma in parte probabilmente per infastidire, in parte per divertirmi. Visto che alcune pesanti minacce non erano servite, mi sollevasti dal letto, mi portasti sul ballatoio e mi lasciasti là per un poco da solo, davanti alla porta chiusa, in camiciola. Non voglio dire che non fosse giusto, forse quella volta non c’era davvero altro mezzo per ristabilire la pace notturna, voglio soltanto descrivere i tuoi metodi educativi e l’effetto che ebbero su di me.
Da adolescente il figlio prova un senso di inferiorità sia fisico che psicologico nei confronti del padre, uomo alto, robusto che con la sua caparbietà e intraprendenza è riuscito a raggiungere un discreto livello di agiatezza che ha consentito al figlio di laurearsi in Giurisprudenza. Franz non è però portato per questo tipo di studi che conclude a fatica, definendo gli ardui momenti di studio come un periodo in cui gli sembrava di masticare segatura. La scrittura invece rappresenta il luogo ideale in cui rifugiarsi e liberare le proprie angosce interiori. Purtroppo le sue ambizioni di scrittore non erano condivise e soprattutto comprese dal padre. Questa indifferenza, che diventa addirittura disprezzo nei confronti degli scritti del figlio, provoca sofferenza nel giovane Kafka, ma allo stesso tempo per un momento lo libera dall’ingombrante figura paterna:
Più giustificata fu la tua avversione per le cose che scrivevo e per quanto, a tua insaputa, ad esse si collegava. Qui ero riuscito realmente a ritagliarmi uno spazio indipendente da te, anche se ricordavo un po’ il verme che, schiacciato da un piede nella parte posteriore, riesce a liberare la parte anteriore e striscia via di lato. Mi sentivo in qualche modo al sicuro, riuscivo a riprendere fiato; l’avversione che naturalmente nutrivi anche per quanto scrivevo era, per una volta, la benvenuta.
Il confronto di un’anima sensibile con una più autoritaria e decisa non regge, Franz si sente schiacciato e confessa che il sentimento che lo ha condizionato nel corso della sua crescita è stata la paura che il padre gli ha sempre trasmesso attraverso parole e atteggiamenti bruschi, e alla quale attribuisce i fallimenti della propria esistenza. La figura del padre che ne emerge è dunque quella di un uomo duro e incapace di provare empatia nei confronti del proprio figlio.
Alcune considerazioni sul romanzo
Da un punto di vista propriamente letterario, Lettera al padre rappresenta uno scritto emblematico per l’interpretazione dell’intera produzione kafkiana. I temi della condanna, del senso di colpa e del fallimento sono ricorrenti nelle sue opere, basti pensare a Il processo, romanzo nel quale il protagonista viene arrestato e condannato per cause misteriose. Sembra quasi che i protagonisti siano predestinati a soccombere sotto una minaccia oscura e maligna. Nella Lettera al padre dirà:
Nei miei scritti parlavo di te, vi esprimevo quanto non riuscivo a sfogare sul tuo cuore, era un congedo da te volutamente dilazionato, un congedo che avevi messo in moto tu, ma che si dipanava lungo un percorso stabilito da me. Eppure, a quanto poco serviva tutto questo!
Il conflitto padre-figlio è una tematica frequente nelle opere degli intellettuali di fine secolo nell’Impero asburgico che, auspicando una forma di anarchismo espressionista, propugnavano l’utopia di una società senza padri, figure che esercitavano un peso troppo ingombrante sulle loro personalità tormentate. Se la si legge in questa ottica, Lettera al padre appare come il tentativo di dar voce a questo disagio generazionale e diventa facile individuare una serie di passaggi ambivalenti a conferma di ciò. Il padre, nonostante tutte le accuse, non emerge come vero e unico colpevole della sua condizione di figlio debole e insicuro:
Tu hai anche un modo di sorridere particolarmente bello e molto raro, un sorriso silenzioso, appagato, di approvazione, che rende felice colui al quale è diretto. […] Alla lunga però anche queste dolci impressioni non hanno ottenuto altro effetto se non quello di ingigantire il mio senso di colpa e di rendermi il mondo ancora più enigmatico.
SCHEDA LIBRO:
AUTORE: Franz Kafka
TITOLO: Lettera al padre
EDITORE: Feltrinelli – Universale Economica
PAGINE: 96
ISBN: 9788807900310
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