Il nome di Dio è Misericordia: la conversazione di papa Francesco con Andrea Tornielli in cui ci spiega come la misericordia sia il messaggio più importante di Gesù.
È la carta d’identità di Dio.
Il Vescovo di Roma pone al centro della propria missione e del proprio pontificato la misericordia, nel cui nome ha proclamato un Giubileo straordinario fortemente voluto. Attraverso la propria esperienza come pastore di anime, vari aneddoti e anche alla testimonianza dei papi che lo hanno preceduto ci aiuta a capire il senso e l’importanza della misericordia divina.
Tutti noi abbiamo imparato in questi anni a conoscere papa Francesco che, con i suoi modi semplici ma diretti, arriva dritto al cuore delle cose attraverso esempi chiari e incisivi, menzionando più volte il Vangelo e le parabole. Va in profondità, il suo è un ritorno all’essenzialità.
E lo riscopriamo così, anche in questo dialogo con il vaticanista Andrea Tornielli, dove la parola misericordia viene spezzettata, analizzata e ricomposta.
L’idea del giornalista di formulare delle domande al Papa nasce dall’ascolto della prima omelia, quando è rimasto particolarmente colpito dalla potenza delle parole del Pontefice:
Solo il perdono di Dio cancella il peccato, la misericordia va oltre.
e ricorda che, al riguardo, l’intervistato ha citato cita il brano del Vangelo secondo Giovanni che racconta l’episodio dell’adultera, la donna che sta per essere linciata da scribi e farisei come prescritto dalla legge di Mosè.
Gesù dice alla donna: «Neanche io ti condanno, va’ e d’ora in poi non peccare più». Si tratta di un passo biblico che fa capire come Gesù, per usare misericordia, va oltre la legge della lapidazione. Gesù consiglia alla donna di non peccare più, la difende dai nemici e da una condanna ingiusta.
Ecco, si deve partire da qui. Questo è il messaggio per la Chiesa, per il singolo, per la comunità tutta. La Chiesa deve cercare ogni modo possibile per perdonare, per abbracciare e far sentire amati. L’umanità è fragile e deve essere risollevata. Dalle sabbie mobili si può uscire!
Non bisogna allontanare la gente, ma accogliere chi è in difficoltà, chi è emarginato, chi è peccatore. Il peccato è una ferita e va curata perché c’è tanto dolore nel corpo così come nello spirito. Occorre servire Gesù attraverso l’ammalato, il disoccupato, ma anche consigliare chi ha dubbi e consolare chi è in pena; si deve permettere l’incontro con la misericordia di Dio, così come hanno fatto padre Carlos Duarte Ibarra, che papa Francesco ha incontrato da giovane, o don Enrico Pizzoli, o ancora padre José Ramón Aristi di cui il Papa indossa sul petto la croce in legno. Infatti i confessori hanno una grossa responsabilità. La Chiesa non deve condannare, poiché la gente necessita di amore, di comprensione e, soprattutto, di ascolto, che è ciò che papa Francesco definisce «apostolato dell’orecchio». Bisogna uscire dalle parrocchie, andare a cercare le persone nei luoghi dove soffrono e dove sperano.
Papa Bergoglio, con la sua esperienza, ha imparato ad accogliere con delicatezza chi ha di fronte, a non ferire la dignità altrui; come nel caso di quella donna che, per sostenere la famiglia, si prostituiva e ha voluto ringraziare il Papa per essere stata sempre chiamata “signora”; anche in riferimento ai gay il Pontefice ha detto: «Chi sono io per giudicare?», preferendo che si parli di “persone omosessuali” perché prima di tutto si deve considerare la persona.
I pregiudizi devono essere spazzati via per fare posto alla clemenza. La consapevolezza della propria miseria permette di conoscere la misericordia di Gesù e quindi di accogliere chi è disorientato, senza guardarlo dall’alto al basso, ma con rispetto.
La misericordia e il perdono sono importanti, non solo per il singolo o per i rapporti sociali, ma anche tra gli Stati, che dovrebbero formare una società più onesta e unita, e non provocare guerre senza fine.
L’unico punto in cui riscontriamo un papa un po’ duro è riguardo alla corruzione, che diventa un modo di vivere. Il corrotto conduce una doppia vita, cerca di salvare l’apparenza e non è umile, ma solo opportunista.
Dobbiamo ripeterlo: peccatori sì, corrotti no.
Il Pontefice rivolge la sua attenzione anche alle famiglie, consigliando di leggere il Vangelo e le parabole ai bambini, per far capire loro che si può sbagliare ma che ci si può sempre rialzare. La famiglia è la prima scuola della misericordia, perché è in essa che si è amati e che si impara ad amare.
In questo libro-intervista la conversazione è schietta ed emerge il ritratto del Papa che abbiamo imparato a conoscere, dai modi pacati e allo stesso tempo dotato di una grande determinazione nell’affermare che bisogna avvicinare, consigliare e saper ascoltare, perché «Alla sera della vita, saremo giudicati sull’amore» (san Giovanni della Croce).
Che insegnamento profondo ci dona papa Francesco con il suo apostolato! Ci rammenta un messaggio antico, profondo nella sua semplicità, e che essa è alla base di un bravo cristiano e non solo: lasciare aperta la porta del cuore significa poter scorgere la luce di Dio e, anche se durante il cammino si dovesse inciampare, in noi deve essere più forte il coraggio di riprendersi, perché Dio è lì che ci attende, perché la misericordia di Dio è immensa.
SCHEDA LIBRO:
AUTORI: Andrea Tornielli, papa Francesco Bergoglio
TITOLO: Francesco. Il nome di Dio è Misericordia
EDITORE: Edizioni Piemme
PAGINE: 120
ISBN: 9788856645569
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