Il titolo evoca nostalgia, musica, ma anche quella occasione della vita, quel fischio di un treno la cui partenza può essere fatale, nel senso migliore o peggiore possibile. Treni. Chiunque legga il romanzo di Danilo Montaldo, L’ultima melodia, Edizioni Eve, non può non ripercorrere attraverso i finestrini della mente quanto sogno e quanto amore siano corsi nella vita di tutti noi a partire da una stazione qualsiasi: quella di un piccolo villaggio, che magari versa lo sguardo sul mare… o la grande stazione Termini della Capitale, dove Danilo, scrittore e giornalista pugliese (ma romano naturalizzato) ha ambientato il principio della sua storia. Della quale ci racconta qualcosa in più.
L’Ultima melodia. Si chiama così, ma sappiamo che non è affatto “l’ultima” prova letteraria che avrai pubblicato. A che tipo di progetto ti stai dedicando in questo momento?
A breve sarà pubblicata La ruota edizioni, una graphic novel ispirata al racconto 9235 km più a sud, con il quale ho vinto il Premio Gustavo Pece. Una menzione speciale della giuria che mi ha riempito di emozione e orgoglio, perché è un racconto a cui tengo particolarmente, in quanto tratta un tema delicato e attuale come l’immigrazione. Anche questo racconto, se vogliamo, è una storia di sogni e amore.
Scrivere una storia d’amore in cui il destino gioca una componente dichiarata e fondamentale, oggi, è un rischio romantico che richiede coraggio. Da cosa è dipesa questa scelta?
Penso che oggi si sia persa la voglia di rischiare, di osare, di scegliere. Preferiamo sempre la via più semplice e meno impegnativa per risolvere le questioni nei rapporti o nelle svariate situazioni. I “segnali del destino” li liquidiamo ormai come “coincidenze”. Per questo ho voluto mettere al centro della storia queste “fatalità” che fanno in qualche modo uscire dall’apatia i due protagonisti, facendo capire loro di essere l’uno alla ricerca dell’altro.
Ti è mai capitata nella vita un’esperienza simile a quella del tuo romanzo?
Personalmente no. Però questo romanzo è un puzzle di esperienze e situazioni, e tra queste sicuramente alcune le ho vissute.
Qual è stato il ricordo più bello legato alla divulgazione, alle presentazioni, alle letture della tua opera da parte del pubblico?
Ho portato molto in giro questo romanzo. È stato un bellissimo viaggio che mi ha fatto conoscere tantissime persone, ascoltare storie… Forse l’inizio del tour a Brindisi, la mia città, è stata la tappa più significativa. Perché a casa ti ricarichi sempre di tanta energia per affrontare qualsiasi cosa. In quell’occasione ho presentato il romanzo a bordo di un vecchio autobus di linea ormai in disuso. Una metafora del viaggio se vogliamo.
Altra tappa piena di emozioni è stata quella organizzata da Polaroads, un collettivo di fotografi davvero bravi che hanno analizzato il romanzo come se fosse un album di fotografie. È stato davvero originale e ricco di spunti di riflessione. A ogni incontro è come se scoprissi una nuova vita del romanzo attraverso le idee e le impressioni dei lettori.
Pensi che la formazione di giornalista sia/possa essere un valore aggiunto per chi si approccia alla scrittura creativa, o più spesso un “difetto di fabbricazione” di quello che alla fine produce?
Nella mia carriera di giornalista che ormai si avvia a spegnere ventisette candeline, ho sempre cercato di arricchire, modellare, cambiare lo stile di scrittura, sperimentando anche molti strumenti e tecnologie che per forza di cose richiedevano stili diversi. Per questo penso che tutta la mia esperienza giornalistica abbia in qualche modo influito anche sulla tecnica utilizzata per scrivere L’ultima melodia. Quindi penso che compatibilmente con i propri interessi sia un esercizio utile saper “saltare” da una scrittura a un’altra.
E tu, Danilo Montaldo… ti definiresti più scrittore o giornalista?
Mi definirei un narratore. Di storie, di fatti, di vite, di sentimenti. Perché penso che una storia d’amore come quella di Alessio e Claudia possa essere una notizia originale quanto la trama di un romanzo altrettanto originale.
Grazie a Danilo Montaldo per avermi concesso questa piacevole intervista!
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