Ci sono libri che, nel bene o nel male, ti colpiscono subito e ti permettono immediatamente di affermare se ti sono piaciuti oppure meno. Credo che Fiore frutto foglia fango di Sara Baume sia un romanzo di altra natura, così come penso che volerlo inquadrare in quel genere di racconti sull’Uomo e sul miglior amico dell’uomo, ossia il Cane, significhi banalizzarlo. Si tratta, piuttosto, di un libro che va a suo modo meditato. Inoltre, è una storia di solitudine e inadeguatezza, quindi di un’ “amicizia” profonda e a tratti simbiotica.
Un piccolo cane scuro è sopravvissuto a una sessione di badger-baiting, primitivo sport britannico che consiste nel far scontrare in combattimento cani e tassi. Privo di un occhio, il cane viene rinchiuso e poi adottato da Ray. Quest’ultimo è un uomo solo, unico abitante della «casa color salmone» di Temple Bay, una piccola cittadina costiera.
È scattata in Ray una sorta di affinità elettiva verso il cane, che battezza Unocchio, e con il quale inizia a vivere quasi in simbiosi. Frequentare luoghi pubblici con l’animale è però impossibile perché Unocchio aggredisce chiunque: adulti, bambini e gli altri cani. Ray non è sempre in grado di controllarlo e le cose gli sfuggono di mano, così il pericolo che possano portaglielo via diventa concreto. A questo punto, gli sembra che non ci sia altro da fare che abbandonare la città e vagabondare in auto. Ray non ha la benché minima intenzione di lasciare andare l’unico essere vivente con il quale è in grado di avere un contatto.
Solitudine e inadeguatezza
Come ho accennato fin dall’inizio, voler vedere in Fiore frutto foglia fango una delle tante storie dell’amicizia Uomo-Cane è ridurre il messaggio del romanzo di Sara Baume. Sul libro ho dovuto riflettere, l’ho dovuto in un certo senso assimilare per comprenderne il senso, prima di tutto, e per capire se mi fosse piaciuto o no. Sì, mi è piaciuto, ma devo dire che è una vicenda estremamente amara.
Ray non è il consueto abbrutito che altro non sa fare che riversare il proprio “affetto” nei confronti degli animali. Molta retorica odierna vorrebbe vedere, in simili atteggiamenti, il disinteresse delle persone verso i propri simili. Ma questa teoria secondo me è perbenista fino alla nausea: ancora una volta, si guarda il dito che indica la Luna. Il caso di Ray è estremo e non perché il suo amore verso Unocchio sia eccessivo e ingiustificato. La vicenda di Ray è estrema perché l’assenza totale di interesse delle persone verso di lui è incalcolabile. La Luna da guardare è l’indifferenza umana verso coloro che si percepiscono come diversi.
Ray sembra proprio quel tipo di disadattato che tutti schivano e che per reazione fugge da ogni contesto sociale in preda al terrore di essere aggredito. Unocchio è un cane traumatizzato, nel corpo e nello “spirito”, che trova in Ray un padrone che lo accetta per quel che è. Da parte sua, il cane semi cieco è l’unico essere vivente al mondo capace di accettare un uomo trasandato, solo, inadatto.
Nel racconto della fuga, Sara Baume descrive il paesaggio con dovizia di particolari: tanto sono ricche la flora e la fauna, tanto è povero l’animo umano insensibile alla vicenda personale di Ray. Proprio in questo viaggio senza meta, noi lettori facciamo i conti con il suo passato: Ray non ha mai conosciuto la propria madre e per suo padre è sempre stato un peso, uno sbaglio. Arriva il momento in cui siamo costretti a porci una domanda: Ray ha davvero qualcosa che non va, una forma di limitazione intellettiva? A pensarci bene, credo che la risposta all’interrogativo non possa che essere negativa, e a dire il vero rabbrividisco. Il modo di essere di Ray è il risultato di una vita intera trascorsa a tenerlo a distanza dall’affetto, dal contatto umano e dal divertimento. La vita di Ray non è mai stata vera vita.
Non c’è da stupirsi che il cinquantaseienne trovi in Unocchio un essere adatto alla sua compagnia, come forse non c’è da stupirsi che il finale di Fiore frutto foglia fango sia inaspettato, anche se a parer mio positivo. Nel gesto conclusivo di Ray ho voluto vedere un tributo alla libertà, ma anche un passo in avanti nella sua evoluzione emotiva.
Consiglio la lettura del romanzo di Sara Baume agli spiriti liberi e arditi, che non hanno paura di immergersi nella natura selvaggia e nel dolore delle persone.
SCHEDA LIBRO:
AUTRICE: Sara Baume
TITOLO: Fiore frutto foglia fango
EDITORE: NN editore
PAGINE: 236
ISBN: 9788899253820
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