Amélie Nothomb è un’autrice belga, famosissima in Francia. Uno dei suoi tanti piccoli gioielli è il romanzo Diario di rondine: noir provocatorio, dissacrante, paradossale e punk.
In Francia, Amélie Nothomb è un’autentica rockstar, o almeno così pare: venerata dagli adolescenti come una sacerdotessa, studiata perfino nelle scuole, è una scrittrice belga che vende tantissimo e che viene tradotta in più di trenta paesi. Figura bizzarra, eccentrica ed esotica, Nothomb ha creato attorno alla propria figura un vero e proprio fenomeno: la nothombfilia.
Figlia di un ambasciatore belga, è nata in Giappone dove vive fino all’età di diciannove anni. Sogna di fare l’interprete e sta per sposare un giapponese, ma una settimana prima del matrimonio molla tutto e torna in Belgio. La suocera le rimproverava di essere troppo espressiva – una caratteristica che non si addice a una vera signora – e così, irrequieta e volitiva, Amélie se ne torna a casa e decide di mettersi a fare la scrittrice: se va bene, evviva; se non va bene, torna in Giappone e si sposa.
Per fortuna, va bene. Pubblica il suo primo libro nel 1992 e ha subito successo, sebbene i suoi libri – estremi, noir ed enigmatici – scatenino sempre delle reazioni contrastanti tra la critica e i lettori. Storie brevi, incisive e atipiche, uno stile graffiante, ricco di humour, energico e comunicativo, sono gli elementi vincenti della sua scrittura.
Per quel che mi riguarda, avevo sempre guardato con curiosità a quest’autrice eccentrica e bizzarra, ma non mi era mai capitato di avere un suo libro tra le mani. L’altro giorno, però, in libreria sono casualmente incappata in uno scaffale pieno di suoi libri e sbam!, decine di titoli eccentrici e di copertine sgargianti mi hanno conquistata, e sono tornata a casa con uno di quelli che mi aveva colpito di più: Diario di Rondine (Journal d’Hirondelle in originale). Il libro è breve – 91 pagine in tutto – e la storia si riassume così: «è una storia d’amore i cui episodi sono stati mischiati da un pazzo».
Dopo una batosta amorosa, il protagonista Urbano decide di “strapparsi il cuore” e di congelare le proprie emozioni:
Per impedirmi un simile dolore, mi strappai il cuore. Un’operazione semplice ma poco efficace. […] Decisi allora di uccidere le mie sensazioni… fu un suicidio sensoriale, l’inizio di una nuova esistenza. […] La vita era diventata la morte.
Da questo momento in poi, condurrà una vita invisibile, apatica e pericolosamente regolare in cui niente sembra riuscire a sfondare il muro che si è costruito intorno. Un giorno, però, l’album Amnesiac dei Radiohead – il titolo lo colpisce perché richiama la propria amnesia sensoriale – mette in moto qualcosa dentro di lui. In particolare, la terza traccia lo sconvolge; è la prima emozione che prova dopo settimane di nulla, e s’inquieta. Perde il lavoro, ma ne trova un altro, diventa un sicario, e la sua freddezza gli permette di essere impeccabile, bravissimo e spietato.
L’ebbrezza di uccidere diventa l’unica vera emozione che riesce a provare, l’unica che lo fa sentire vivo, e tutto sembra andare liscio per un po’, fino a quando non si imbatte in una giovane adolescente acerba e inafferrabile: Rondine (Hirondelle). L’approccio con questa ragazza avverrà solo attraverso il suo diario segreto trovato per caso. Ne nascerà una curiosità morbosa e malata che porterà il protagonista a una vera e propria metamorfosi e a un gesto estremo ma carico di significato. Quale?
Diario di Rondine è un libro minuscolo, ma denso di parole, espressioni meticolosamente scelte e finemente studiate. A sua volta, è un libro incentrato sulla parola e sull’amore per la parola, la quale diventa l’unico mezzo a disposizione del protagonista per conoscere questa giovane sconosciuta che metterà sottosopra la sua vita.
Ci si può innamorare di qualcuno semplicemente attraverso un diario, un pezzo di carta? Attraverso le parole che scrive? Ci si può innamorare del modo delizioso in cui mette insieme una frase o della maniera erotica in cui utilizza persino la parola più banale? Dicono che gli occhi siano lo specchio dell’anima. È una bugia. La parola lo è, che è sporca e pasticciata, raffinata e seducente, ma inevitabilmente viva e tangibile.
Diario di Rondine di Amélie Nothomb è un libro sulla parola e sul grandissimo potere che si cela dietro e dentro. È un libro sull’innamoramento che avviene con il testo, attraverso il testo e unicamente con il testo, al di là di qualsiasi contatto materiale, in una maniera totalmente atipica ed estrema. Un piccolo noir provocatorio, dissacrante, paradossale e punk.
Penso che correrò di nuovo in libreria. E voi?
SCHEDA LIBRO:
AUTRICE: Amélie Nothomb
TITOLO: Diario di Rondine
EDITORE: Voland Edizioni
PAGINE: 96
ISBN: 9788862430852
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